Mey Ark Vu - Recensione di RUMORE
Nostalgica, curiosa, intelligente, lieve eppure amabilmente complicata, la musica pop transgenere dei Transgender tocca in questo disco momenti di intrigo e fascino assoluti.
Come l'ensamble stesso ama suggerire, è una musica fatta di struggenti arie balcaniche, cantata in una sorta di esperanto europeo inventato, che sfociano in un rock post-moderno che ha gli spigoli dei QOTSA, la bizzarria stralunata dei Mr Bungle, la complicata architettura ritmica dei Tool. Il fascino discreto di questi suoni duri e finemente levigati accende nella mente anche visioni di Canterbury, alla Slappy Happy.
Ma sanno anche colpirti a tradimento, i Transgender(Na Ryo Esy Ush), non solo crogiolarsi tra miniature progressive estetizzanti.
Un piacere assoluto per chi non si rassegna alle banalità pop assortite del giorno d'oggi e alle superficiali emozioni di molte svenevoli sensazioni indie
Come l'ensamble stesso ama suggerire, è una musica fatta di struggenti arie balcaniche, cantata in una sorta di esperanto europeo inventato, che sfociano in un rock post-moderno che ha gli spigoli dei QOTSA, la bizzarria stralunata dei Mr Bungle, la complicata architettura ritmica dei Tool. Il fascino discreto di questi suoni duri e finemente levigati accende nella mente anche visioni di Canterbury, alla Slappy Happy.
Ma sanno anche colpirti a tradimento, i Transgender(Na Ryo Esy Ush), non solo crogiolarsi tra miniature progressive estetizzanti.
Un piacere assoluto per chi non si rassegna alle banalità pop assortite del giorno d'oggi e alle superficiali emozioni di molte svenevoli sensazioni indie
Scritto da: Claudio Sorge
Fonte: Rumore
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