Mey Ark Vu Blog

Dopo 3 anni esce il nuovo album dei Transgender. Mey Ark Vu, ottobre 2006 Trovarobato.

1 - FRAY TJUS 6 - KjU
2 - SUNI 7 - BERLINA
3 - ACTIK 8 - FATòM
4 - SOJ D 9 - NATYUSH
5 - NA RYò ESY USH  

mercoledì, dicembre 27, 2006

Mey Ark Vu - Recensione da www.sentireascoltare.com

Il terzo album lungo dei Transgender testimonia un opportuno processo di decantazione. Il suono di Mey Ark Vu è ancora ricco, sfaccettato e bruciante (percussioni febbrili, chitarre sferzanti, organi acidi, theremin, tastiere e tastierine, vibrafono, archi...), ma si presenta decisamente sfrondato, punta con maggiore decisione ad una sintesi vibrante e arcana tra la wave-prog degli Stranglers e l'art-rock esoterico di Mike Patton.

Non rinunciando con ciò alle istintive ramificazioni, siano esse scorribande nella terra degli orchi Black Sabbath (la lugubre e incendiaria Na Ryò Esy Ush), sghembe scelleratezze Devo in salsa klezmer (Actik), allibente kraut-dance (Berlina) oppure valzer impastoiato di sincopi, allucinazioni, tastierina psicotica, pennate hardcore e canto ieratico (la non meno che sbalorditiva Suni). L'effetto complessivo è grottesco, brusco e struggente.A proposito del canto, anche qui occorre registrare un netto salto di qualità: detto che tutti i testi sono vergati nella ormai celebre neo-lingua, va sottolineato il lavoro di contenimento del Fornasari, bravo a limitare i vocalizzi allo strettamente funzionale, anche quando - come nella strutturata Soj D - prende un falsetto mellifluo che sembra gli A-Ha sulla graticola Tool, oppure quando - nella malinconia cameristica pseudo-Sigur Ròs di Kju - ti fa pensare ad un Matt Bellamy dopo nutritivi ascolti Demetrio Stratos.


Nel finale del programma i cinque emiliani scelgono di sedare la tempesta emotiva, prima con i palpiti arabescati di Fatòm e poi - soprattutto - con quella Natyush che imbastisce una concrezione cartilaginosa Gastr Del Sol (il piano seriale, l'organetto, il vibrafonino giocattolo...) mentre la voce dispiega fragile e arrembante trepidazione Tim Buckley. Prova ulteriore che si tratta di una band matura, con idee ambiziose e chiare. Che i confini – l’idea stessa di confini – se li è sbranati da un pezzo.

di Stefano Solventi

Giudizio 7.3/10

fonte: http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Monografie/transgender.htm

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lunedì, dicembre 25, 2006

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