Mey Ark Vu Blog

Dopo 3 anni esce il nuovo album dei Transgender. Mey Ark Vu, ottobre 2006 Trovarobato.

1 - FRAY TJUS 6 - KjU
2 - SUNI 7 - BERLINA
3 - ACTIK 8 - FATòM
4 - SOJ D 9 - NATYUSH
5 - NA RYò ESY USH  

sabato, dicembre 16, 2006

Live @ Novoli (LE)

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venerdì, dicembre 15, 2006

Live @ Blue Dahlia (RC)

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giovedì, dicembre 14, 2006

Live @ B-Side (CS)

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mercoledì, dicembre 13, 2006

Se il rock lo tagliassero a pezzetti - Recensione di MusicbOOm

Complessi e difficili come un esame di analisi, ci danno un aiuto etichettandosi da soli: Transgender, attraverso i generi. Non fosse che decidono d’esprimersi in un idioma oscuro che pare provenire in parte dallo spazio e in parte dalla Calmucchia, anche se loro sostengono - come Tolkien fece con gli Elfi - d’averla inventata. I paralleli? Troppi: dal prog di Canterbury al crossover compatto ma spigoloso d’inizio millennio di gruppi come i System Of A Down con i loro arabeschi nu metal al seguito, arzigogolii vocali degni d’un Mike Patton che si spengono in sofferti gargarismi islandesi, sketch semi-orchestrali troppo brevi per dare spazio a fughe visionarie, muri sonori che t’ingabbiano in uno scenario di modernità indecifrabile e tristemente felice dove riecheggiano le ossessioni industrial tedesche e l'epica folle di Robert Fripp.Una compattezza frastornante per intensità di stimoli e densità di suono (live - vi assicuro - sono grandiosi), un riassunto dell’epopea rock nei suoi aspetti più radicali, che però sono già tradizione. Mey Ark Vu è allora una sfida, non tanto nel suo volere valicare i generi, ma nel suo essere di non facile accesso: la sua composizione che procedendo per de-costruzione sfiora il virtuosismo compiaciuto, i cambi di ritmo e di genere che ne danno un’immagine schizofrenica, questa lingua inventata che ne fa un concept che lo sia o meno. Una copertina tra Bauhaus e Suprematismo e un libretto che gioca con simboli d’ispirazione mistico-massonica-kosmica completano il quadro.

Mi rimangono un paio di certezze:
1) il disco pesa 150 grammi;
2) se il rock lo tagliassero a pezzetti, i Transgender li raccoglierebbero.

I Transgender sono un buco nero che risucchia tutto ciò che è heavy, una mistica senza visioni, un concetto che s’arrotola in un gomitolo troppo difficile da districare, un tappo messo a forza in una bottiglia aperta da tempo. A voi decidere se l’anima del rock è ancora dentro o era già scappata lasciando solo un’idea.


fonte: http://www.musicboom.it/mostra_recensioni.php?Unico=20061123030500

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domenica, dicembre 10, 2006

Mey Ark Vu - Recensione di RUMORE

Nostalgica, curiosa, intelligente, lieve eppure amabilmente complicata, la musica pop transgenere dei Transgender tocca in questo disco momenti di intrigo e fascino assoluti.

Come l'ensamble stesso ama suggerire, è una musica fatta di struggenti arie balcaniche, cantata in una sorta di esperanto europeo inventato, che sfociano in un rock post-moderno che ha gli spigoli dei QOTSA, la bizzarria stralunata dei Mr Bungle, la complicata architettura ritmica dei Tool. Il fascino discreto di questi suoni duri e finemente levigati accende nella mente anche visioni di Canterbury, alla Slappy Happy.

Ma sanno anche colpirti a tradimento, i Transgender(Na Ryo Esy Ush), non solo crogiolarsi tra miniature progressive estetizzanti.

Un piacere assoluto per chi non si rassegna alle banalità pop assortite del giorno d'oggi e alle superficiali emozioni di molte svenevoli sensazioni indie

Scritto da: Claudio Sorge
Fonte: Rumore