Mey Ark Vu Blog

Dopo 3 anni esce il nuovo album dei Transgender. Mey Ark Vu, ottobre 2006 Trovarobato.

1 - FRAY TJUS 6 - KjU
2 - SUNI 7 - BERLINA
3 - ACTIK 8 - FATòM
4 - SOJ D 9 - NATYUSH
5 - NA RYò ESY USH  

sabato, marzo 10, 2007

Recensione di Blow Up

Cantano in una lingua di loro invenzione e quindi salta subito in menteun’analogia con i Magma di Christian Vander. Anche la loro musica però ha insé qualcosa del gruppo francese, un’aura di mistero ed una certa propensionealla magniloquenza.
Detto questo, dobbiamo rendere merito al gruppo di saperesporre le proprie idee con una proprietà ed un’originalità non comune,grazie ad una preparazione tecnica sicuramente superiore alla media e unanotevole lucidità nel dosare gli ingredienti del loro crossover. In “Mey ArkVu” il gioco delle citazioni è talvolta spiazzante: si spazia dai Queens ofthe Stone Age (Fray Tjus) a King Crimson (Na Ryò Esy Ush), dal prog annisettanta (Natyush) al new metal di System of A Down (Suni) finoall’improbabile suono sintetico di Berlina, riuscendo comunque a mantenereun’identità ben definita.
Destinati agli amanti di Mr.Bungle ed affini.

giudizio: 6/7
Massimiliano Busti

sabato, gennaio 13, 2007

Mey Ark Vu - Recensione da Alias

Certo non si può dire che gli emiliani Transgender non abbiano autostima. Civuole un bel coraggio a mettere insieme un disco così. Il nome scelto èassolutamente emblematico, perché la loro musica è un viaggio tra i generi,dal progressive al rock anni Settanta al metal così come l’hanno pensatoprima i Faith No More e poi i System Of a Down fino all’avanguardia punkdegli Zu.
Al tutto aggiungono un tocco di etnofolk “balcanico”, che facapolino qua e là, tra le righe, un po’ di electro e una “citazione”, chissàquanto “involontaria”, dei Sigur Rós. Il cantato poi è una lingua che lorodicono autoinventata, una specie di esperanto europeonordorientale. Mey ArkVu è tutt’altro che un album semplice, forse a tratti un po’ pretenzioso, mapone comunque i Transgender tra le (poche) buone cose nuove del nostropaese.

Roberto Peciola

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mercoledì, dicembre 27, 2006

Mey Ark Vu - Recensione da www.sentireascoltare.com

Il terzo album lungo dei Transgender testimonia un opportuno processo di decantazione. Il suono di Mey Ark Vu è ancora ricco, sfaccettato e bruciante (percussioni febbrili, chitarre sferzanti, organi acidi, theremin, tastiere e tastierine, vibrafono, archi...), ma si presenta decisamente sfrondato, punta con maggiore decisione ad una sintesi vibrante e arcana tra la wave-prog degli Stranglers e l'art-rock esoterico di Mike Patton.

Non rinunciando con ciò alle istintive ramificazioni, siano esse scorribande nella terra degli orchi Black Sabbath (la lugubre e incendiaria Na Ryò Esy Ush), sghembe scelleratezze Devo in salsa klezmer (Actik), allibente kraut-dance (Berlina) oppure valzer impastoiato di sincopi, allucinazioni, tastierina psicotica, pennate hardcore e canto ieratico (la non meno che sbalorditiva Suni). L'effetto complessivo è grottesco, brusco e struggente.A proposito del canto, anche qui occorre registrare un netto salto di qualità: detto che tutti i testi sono vergati nella ormai celebre neo-lingua, va sottolineato il lavoro di contenimento del Fornasari, bravo a limitare i vocalizzi allo strettamente funzionale, anche quando - come nella strutturata Soj D - prende un falsetto mellifluo che sembra gli A-Ha sulla graticola Tool, oppure quando - nella malinconia cameristica pseudo-Sigur Ròs di Kju - ti fa pensare ad un Matt Bellamy dopo nutritivi ascolti Demetrio Stratos.


Nel finale del programma i cinque emiliani scelgono di sedare la tempesta emotiva, prima con i palpiti arabescati di Fatòm e poi - soprattutto - con quella Natyush che imbastisce una concrezione cartilaginosa Gastr Del Sol (il piano seriale, l'organetto, il vibrafonino giocattolo...) mentre la voce dispiega fragile e arrembante trepidazione Tim Buckley. Prova ulteriore che si tratta di una band matura, con idee ambiziose e chiare. Che i confini – l’idea stessa di confini – se li è sbranati da un pezzo.

di Stefano Solventi

Giudizio 7.3/10

fonte: http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Monografie/transgender.htm

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lunedì, dicembre 25, 2006

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venerdì, dicembre 22, 2006

Live @ Arci Taun Fidenza (PR)



Concerto heavy per pochi intimi con Bologna Violenta

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Canterbury Italia - Recensione www.kronic.it

Trangender. Aldilà dei generi. Sembra essere qui appellativo, filosofia di vita e prassi musicale. Difficile tracciare un solco di genere infatti per delimitare l`approccio stilistico di questo eterogeneo quintetto, attivo dal 1997, prodotto Trovarobato per questo secondo lavoro, dalla lingua misteriosa ed incomprensibile ad orecchie profane.

Citiamo le influenze della band: Tool, Queens Of TheStone Age, Mr. Bungle, dEUS, LCD Soundsystem, Art Bears, Slap Happy, Bill Laswell, Material, Cassiber. Molta Canterbury. Anni settanta all`insegna di un approccio anti commerciale, psichedelico, imponente ed anarchico.

Non è facile rapportasi con "Mey Ark Vu", proprio alla luce di tale complessità compositiva che rende ostico l`ascolto complessivo. Tuttavia raggiungere la vetta di una montagna difficile da scalare non può che essere doppiamente soddisfacente. Arrivare ai picchi di melodico delirio in "Sojd" con i suoi archi ispirati. Arrivare all`acida e geometrica ossessività di Na Ryò Esy Ush con le angosce che le tastiere e le pesanti distorsioni trasmettono passo dopo passo. Arrivare a duettare col piano di "Kju" lontanamente parente dei Muse, se non fosse per quella lingua di violino che dona al tutto un imponente senso di classicità. Arrivare a familiarizzare con una musica "pesante" nel suo essere "piena". E` una piacevole sfida, alla quale non rinunciare.

Giudizio: 3/5

fonte: http://www.kronic.it/artGet.aspx?aID=2&sID=14341

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mercoledì, dicembre 20, 2006

Live @ Casa 139 Miliano

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sabato, dicembre 16, 2006

Live @ Novoli (LE)

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